TEMPO, SPAZIO E LIBERTÀ NEL PERIODO DEL CORONAVIRUS (Covid-19)

Per assurdo, se c’è un indiscusso valore aggiunto che il coronavirus (Covid-19) ha portato nelle nostre vite è il tempo. Una parolina magica che contiene un mondo. Il nostro mondo. E il modo in cui vi esercitiamo il potere è e resterà sempre strettamente personale.

Al fianco del termine tempo, quindi, suggerisco quello di libertà.
Ciò porta a quella che sembrerebbe in apparenza una ovvietà: ognuno di noi, nella propria vita, compie scelte di continuo. Non solo quelle che operano cambiamenti importanti come il lavoro, l’acquisto di una casa o di un’automobile, il matrimonio, i figli, il paese in cui abitare, etc.…

In maniera molto più generale, possiamo dire che l’essere umano lo faccia senza sosta in ogni suo singolo giorno. Anche nelle decisioni che di solito sembrano meno rilevanti, e a cui pertanto tendiamo a dare meno valore. Come per esempio una delle primissime, quella di mettere la sveglia (sempre tra l’altro che stabiliamo di farlo, anziché affidarci al nostro orologio biologico). Possiamo impostare l’orario in modo da poterci preparare con calma, con molta calma, in modo organizzato ma che non lascia troppo margine a un qualsivoglia imprevisto o cambiamento, oppure addirittura con un ritardo più o meno calcolato.
Fin da questa piccola ma significativa scelta quotidiana, a mio parere, descriviamo il nostro modo di sentirci, di esprimerci e di presentarci all’esterno.
E poi continuiamo nell’arco della giornata, tanto e in modo talmente scontato da non farci più caso.

Il concetto è che se ci fermassimo a considerarle in modo meno automatico e più approfondito (mettendo avanti per esempio una serie di se, come, dove, quale, quanto, con chi – e quindi perché – su ognuna di esse), potremmo notare come ogni singola decisione in realtà ci descriva e ci rappresenti, riproducendo il modo in cui ci approcciamo a noi stessi e al mondo. Perché non si tratta solo di una mera questione di organizzazione, ma del modo in cui i personali meccanismi ci spingono a gestire e guidare le nostre decisioni. Decisioni a cui spesso non dedichiamo più il tempo per essere pensate, ma solo eseguite.

Oggi, l’esigenza che ci vincola a restare in casa rimette in discussione queste scelte. E potrebbe spingerci a riconsiderare come anche ciò che pensiamo più ovvio e banale possa riacquistare la sua importanza. E ad assumercene la responsabilità.

In questo periodo, infatti, i concetti di tempo e libertà, che portano con sé anche quelli di spazio e di confini, hanno perso il loro abitudinario equilibrio.
In aggiunta, il nostro consueto contenitore è cambiato, stravolto. E per di più non siamo nelle condizioni di sceglierlo, definirlo e né tantomeno prevederlo.
Abbiamo dovuto rinunciare alle nostre abituali attività, alla nostra solita vita sociale, ad un certo tipo di scambio relazionale. Alla nostra normalità.
Sono cambiati i tempi e i modi per poter fare la spesa, per lo svago, e anche quelli per il lavoro spesso non sono più gli stessi. E si sono modificate le modalità e contesti in cui c’è permesso operare, laddove si possa ancora.
Non ci si può spostare, si può viaggiare solo con la fantasia. I nostri spazi materiali sono molto più circoscritti, così come il numero di persone con cui poter essere fisicamente in contatto. Sempre con le dovute distanze.
Anche in questo non siamo più liberi.
In circostanze del genere, quindi, credo sia legittimo che ci si possa sentire confusi, destabilizzati, tesi o impauriti. A volte persino soli.
Come se dovessimo ritrovare un senso perduto.

Dunque, il tempo meccanico non è cambiato, poiché la sua dimensione è basata su fenomeni fisici, utile per fornirci una misura oggettiva tramite la quale quantificarlo, e per questo è immutabile. Ma non lo è la nostra percezione del tempo. Quella che si fonda invece sulla coscienza personale, a sua volta basata sui propri vissuti, che si legano insieme nella nostra memoria.
Suddetto tipo di tempo può essere in tal senso considerato relativo, perché non è misurabile in maniera oggettiva, essendo influenzato dall’emotività e dall’interiorità, le quali aggiungono quella continuità che ci permette di “sentirlo”, e in un certo qual modo rendercene parte attiva.

Se riuscissimo a mantenere la lucidità, quindi, potremmo cogliere l’occasione per riprendere in mano considerazioni che, a causa dei limiti che avevamo usato senza averli più pensati, restavano lontane da noi.
Abbiamo oggi la possibilità di trasformare il tempo in spazio mentale e poter riflettere sulla nostra esistenza, sui desideri, sugli atteggiamenti, sui comportamenti, sui sentimenti e sulle emozioni che, presi dalla routine quotidiana, potremmo aver messo in secondo piano.
Insomma, per tornare a riscoprirci.

Questo è il tempo della vita.

In tale e delicato momento di crisi, pertanto, può diventare prezioso per rivalutare una serie di concetti personali del nostro modo di vivere sociale e personale. Per scegliere meglio come investire ed utilizzare il tempo e le possibilità che abbiamo nella maniera che più ci possa far stare bene.

Ricordiamoci chi siamo, da dove veniamo e cosa vorremmo, per capire se stiamo andando nella direzione da noi veramente desiderata. Oggi, meno distratti dalla solita quotidianità, un po’ di spazio potremmo dedicarlo a noi. Riprendendo la consapevolezza delle scelte che facciamo, ogni giorno.

Perché qualunque atto che compiamo implica delle conseguenze, e proprio in questo si racchiude la nostra assoluta libertà: scegliere come agirli e rendercene responsabili.

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